Proprio l'ultimo giorno dell'anno è stato promulgato negli USA l'Open Government Act che modifica in alcune parti significative il Freedom of Information Act. Questa legge molto complessa e articolata, analizza anche il difficile argomento del rapporto giornalisti-blogghers. Come tutti sanno negli USA non esiste un ordine dei giornalisti, mentre in Italia è stato costituito dalla legge n. 69 del 3/2/1963.
In Italia un blogger non è un giornalista nè un editore a meno che non sia rispettivamente iscritto all'ordine o registrato. Ma ogni cittadino può, avvalendosi del diritto costituzionale alla libertà d'espressione, gestire il suo spazio personale di informazione "nei limiti di legge"
E' proprio qui sta il problema. Ci ritroviamo in un altro di quei campi in cui l'innovazione tecnologica ha portato dei cambiamenti repentini e il sistema giuridico non è riuscito a stare al passo.
Come sempre in questi casi si arriva agli estremi, come il caso del bloggher condannato per diffamazione e considerato nella sentenza, ai fini dell'applicazione delle aggravanti, al pari di un editore.
Ma allora dove finisce la mia libertà di cittadino di condividere le informazioni, esprimere valutazioni personali e comincia l'attività professionale di giornalista con i suoi diritti e doveri?
La problematica si intreccia anche con quella della proprietà intellettuale ed entrano in gioco i forti interessi di case editrici e discografiche.
Questa è la difficile matassa che dovranno dipanare i nostri legislatori in un tempo breve.
Io spero di poter continuare ad esprimermi liberamente senza pensare, come molti fanno, che un blog funziona solo se sei polemico, sarcastico, acido, caustico, cattivo, venefico, infido, e malevolo...
Secondo me si può pensare diversamente dagli altri senza necessariamente offenderli, denigrarli, sminuirli, ridicolizzarli, svergognarli e compatirli.
In Italia un blogger non è un giornalista nè un editore a meno che non sia rispettivamente iscritto all'ordine o registrato. Ma ogni cittadino può, avvalendosi del diritto costituzionale alla libertà d'espressione, gestire il suo spazio personale di informazione "nei limiti di legge"
E' proprio qui sta il problema. Ci ritroviamo in un altro di quei campi in cui l'innovazione tecnologica ha portato dei cambiamenti repentini e il sistema giuridico non è riuscito a stare al passo.
Come sempre in questi casi si arriva agli estremi, come il caso del bloggher condannato per diffamazione e considerato nella sentenza, ai fini dell'applicazione delle aggravanti, al pari di un editore.
Ma allora dove finisce la mia libertà di cittadino di condividere le informazioni, esprimere valutazioni personali e comincia l'attività professionale di giornalista con i suoi diritti e doveri?
La problematica si intreccia anche con quella della proprietà intellettuale ed entrano in gioco i forti interessi di case editrici e discografiche.
Questa è la difficile matassa che dovranno dipanare i nostri legislatori in un tempo breve.
Io spero di poter continuare ad esprimermi liberamente senza pensare, come molti fanno, che un blog funziona solo se sei polemico, sarcastico, acido, caustico, cattivo, venefico, infido, e malevolo...
Secondo me si può pensare diversamente dagli altri senza necessariamente offenderli, denigrarli, sminuirli, ridicolizzarli, svergognarli e compatirli.
Lasciatemi ordunque bloggare signori!
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