Il prossimo futuro dell'informazione sui farmaci, della pubblicità diretta al consumatore(DTC), dell'e-commerce nel settore farmaceutico è veramente difficile da prevedere.
Negli stati uniti, dove le grandi multinazionali investono molto in questi strumenti di marketing si prevede che per il 2009 la spesa per DTC-advertising sarà decimata dopo la diminuzione dell'oltre 10% del 2008
Sembra che dopo la scadenza di molti brevetti strategici sia più proficuo spostare l'attenzione dal consumatore finale a decisori di spesa più in alto nella catena decisionale come gli amministratori delle assicurazioni sanitarie e delle strutture private di assistenza.
Le grandi lobby farmaceutiche hanno dovuto accettare le indicazioni della precedente amministrazione americana, che ha limitato fortemente la possibilità di sponsorizzare medici e ricercatori arrivando persino a vietare piccoli gadget come penne e spuntini durante i congressi.
Ma la nuova amministrazione Obama dovrà riprendere in mano il discorso perchè non sono questi i "regali" che contano ma quelli fatti agli amministratori pubblici, come riporta questo articolo del Waal Street journal
In Italia le cose sono molto diverse....
La pubblicità in Tv viene fatta prevalentemente da produttori di farmaci OTC o senza obbligo di prescrizione ed il settore non sembra mostrare flessioni. Le grandi aziende stanno riducendo in maniera drastica le spese per l'informazione scientifica sul medico di famiglia (Pfizer ha comunicato il licenziamento di 55o informatori per il 2009, Astra Zeneca di 350 Roche non ha più una linea dedicata al medico di medicina generale).
L'e-commerce dei prodotti farmaceutici in generale cresce ed un ritmo impressionante superando barriere geografiche e di mercato.
Il 2009 porterà grandi cambiamenti nel marketing farmaceutico con l'inserimento di nuovi strumenti nel consueto marketing mix.
Dopo il periodo di accorpamento che ha concentrato il mercato nelle mani di non più di 15 multinazionali, si assisterà all'inserimento di numerose piccole aziende nel settore delle biotecnologie, delle nanotecnologie e dei vaccini.
Queste piccole aziende, spesso frutto di spin off universitari hanno un grande background scientifico ma nessuna esperienza commerciale e quindi si aprono interessanti scenari in cui la sperimentazione sarà all'ordine del giorno.
Saranno utilizzati maggiormente strumenti di marketing non convenzionale e modelli organizzativi commerciali diversi dal passato.
January 22, 2009
January 18, 2009
Colazione Multi-Canale?
Le multinazionali Kellogs e Danone sono al momento tra le poche aziende che azzardano un timido approccio multicanale nel marketing dei loro prodotti.
Agli italiani viene proposta una Multi-Channell Breakfast con i cereali di Kellogs e gli yogurt al probiotico della Danone.
La Kellogs promuove dai palinsesti televisivi il suo "Programma di Key", mentre la Danone spinge il suo brand "Activia" con l'aiuto di Alessia Marcuzzi come testimonial ed una serie di consigli per uno stile di vita più sano.
Entrambe le campagne sembrano far leva sul senso di colpa per gli eccessi delle feste natalizie e fanno appello ai valori di "benessere fisico" e "linea snella".
Dal punto di vista tecnico l'approccio multi canale di Danone è più riuscito perchè utilizza TV + WEB + CONCORSO, ma nei due casi i contenuti proposti sono abbastanza scontati e vengono "ceduti" solo dopo una procedura di registrazione.
Kellogs addirittura sembra voler scoraggiare ulteriormente gli utenti imponendo un questionario preliminare con 10 domande (non Skippabile) e poi la registrazione.....
Siamo ancora lontani dal vero Marketing multicanale che per adesso resta appannaggio di poche multinazionali particolarmente propense all'innovazione e alla creatività.
Agli italiani viene proposta una Multi-Channell Breakfast con i cereali di Kellogs e gli yogurt al probiotico della Danone.
La Kellogs promuove dai palinsesti televisivi il suo "Programma di Key", mentre la Danone spinge il suo brand "Activia" con l'aiuto di Alessia Marcuzzi come testimonial ed una serie di consigli per uno stile di vita più sano.
Entrambe le campagne sembrano far leva sul senso di colpa per gli eccessi delle feste natalizie e fanno appello ai valori di "benessere fisico" e "linea snella".
Dal punto di vista tecnico l'approccio multi canale di Danone è più riuscito perchè utilizza TV + WEB + CONCORSO, ma nei due casi i contenuti proposti sono abbastanza scontati e vengono "ceduti" solo dopo una procedura di registrazione.
Kellogs addirittura sembra voler scoraggiare ulteriormente gli utenti imponendo un questionario preliminare con 10 domande (non Skippabile) e poi la registrazione.....
Siamo ancora lontani dal vero Marketing multicanale che per adesso resta appannaggio di poche multinazionali particolarmente propense all'innovazione e alla creatività.
January 03, 2009
Quanto alcol c'è in una birra analcolica?
Quanto alcol c'è in una birra analcolica?
Sembra una domanda sciocca, e la risposta logica dovrebbe essere "nessuna quantità"
Invece la risposta corretta è "DIPENDE"....
La seconda domanda faziosa è correlata alla prima ed è:
"Quante calorie contiene una birra analcolica ?"
La risposta ovviamente è "Dipende" anche in questo caso, perchè le calorie sono legate prevalentemente alla concentrazione di alcol.
Facciamo un passo indietro ai metodi di produzione.
Per fare una birra senza alcol si possono usare due modi:
1 )rimuovere l'alcol da una birra lager
2)interrompere precocemente fermentazione abbassando la temperatura. Si parla infatti di fermentazione a freddo.
Il secondo metodo, di gran lunga il più utilizzato, permette di ottenere birre che sono QUASI SENZA ALCOL.
La legge italiana prevede per le birre analcoliche un massimo di 8 gradi Plato, pari circa all' 1,2%. Negli Stati Uniti il tasso alcolico non deve superare lo 0,4% e in Gran Bretagna addirittura lo 0,05%.
Quindi attenzione all'etichetta, che deve riportare il grado alcolico della bevanda.
Per ottenere il conteggio delle calorie ingerite basta un semplice calcolo partendo dal fatto che un grammo di alcol fornisce circa 7 calorie.
Ma il grado alcolico riportato in etichetta non corrisponde ad 1 g di alcol bensì ad 1 ml di etanolo, che sviluppa all'incirca 5,6 Kcal (5,53 kcal per la precisione).
Se vuoi esercitarti con qualche conteggio ricorda anche che le calorie della birra derivano anche dal malto non fermentato (la cui concentrazione è minore nelle birre alcoliche ma non trascurabile in quelle analcoliche).
Per chi ama la semplicità e un pò meno la matematica basti ricordare che la birra analcolica ha circa 15 kcal per 100 g, mentre una alcolica con il 5% in volume di alcol si attesta intorno alle 35 Kcal per 100 g.
E ora il Marketing....
In Italia sono in commercio diverse marche di birre analcoliche con concentrazione di alcol comprese tra lo 0,01 e 1,2%. Molto pubblicizzata anche la Drive Beer che si guarda bene dal proporsi come analcolica con il suo 2,5 % di grado alcolico.
Nel mercato italiano le più conosciute sono la Tourtel (prodotta dal gruppo Peroni) la Moretti Zero, La Wuhrer (prodotta dal gruppo Peroni), la Dreher, la venetissima birra analcolica Dolomiti (prodotta dal gruppo Padavena).
La Moretti Zero (prodotta dal gruppo Heineken) ha conquistato in poco tempo oltre il 10% del segmento analcoliche e light nonostante il suo sapore. La campagna pubblicitaria firmata da Armando Testa la presenta come una "birra innovativa nel segmento delle analcoliche" senza però spiegare in che cosa consiste il suo contributo all'innovazione. E' tuttavia "innovativo" investire in marketing e comunicazione, anche below the line, in un segmento da sempre trascurato dai grandi produttori. E' significativo notare che i grandi produttori di birra non menzionano neanche nei loro siti il fatto che producono anche un marchio light o analcolico!!!
San Miguel ha lanciato sul mercato spagnolo la sua 0,0 con tè al limone orientandosi su un target di giovani e amanti del benessere, già dall'estate 2008.
Il gruppo spagnolo, che punta all'innovazione del prodotto, vuole posizionarsi tra il segmento delle birre analcoliche e quello delle bevande alla frutta. L'esperimento era già cominciato con la birra 0,0 alla mela.
Tutte le strategie di comunicazione messe in atto fino ad ora puntano sul messaggio... "Il gusto è simile ma con zero alcol". Secondo me sono strategie perdenti.
Chiunque abbia assaggiato una birra analcolica sa benissimo che il gusto è completamente diverso da quello della cugina alcolica.
Si dovrebbe puntare invece sull'aspetto esperienziale e tribale
Per cominciare associare l'idea del consumo di birra analcolica ad un ambiente di festa e divertimento; poi valorizzare con testimonial credibili un modello di consumatore trendy e innovativo.
Una strategia multi-canale che facesse leva su una community già esistente (gruppi sportivi, tifosi, amanti di discipline orientali....) sarebbe il massimo!
Ma è inutile sognare ad occhi aperti. Ci tocca sorbirci Fisichella, mentre tutti continuano a tenersi ben lontani dalla birra analcolica.
IL GUSTO
O la ami o la odi!
In rete si trovano commenti molto espliciti sul gusto delle birre analcoliche. Qualcuno le paragona a lavatura di piatti, brodo di lumache amare, scolatura di lavello, estratto di tortellini alla carne allungato con fondi di caffè.... A me piace!
Paradossalmente quella che reputo più buona è anche la meno cara: la Wuhrer analcolica.
La peggiore in assoluto la Moretti zero.
Se poi la birra vuoi fartela da solo ecco dove trovare tutta l'attrezzatura
e questa è la ricetta.
Sembra una domanda sciocca, e la risposta logica dovrebbe essere "nessuna quantità"
Invece la risposta corretta è "DIPENDE"....
La seconda domanda faziosa è correlata alla prima ed è:
"Quante calorie contiene una birra analcolica ?"
La risposta ovviamente è "Dipende" anche in questo caso, perchè le calorie sono legate prevalentemente alla concentrazione di alcol.
Facciamo un passo indietro ai metodi di produzione.
Per fare una birra senza alcol si possono usare due modi:
1 )rimuovere l'alcol da una birra lager
2)interrompere precocemente fermentazione abbassando la temperatura. Si parla infatti di fermentazione a freddo.
Il secondo metodo, di gran lunga il più utilizzato, permette di ottenere birre che sono QUASI SENZA ALCOL.
La legge italiana prevede per le birre analcoliche un massimo di 8 gradi Plato, pari circa all' 1,2%. Negli Stati Uniti il tasso alcolico non deve superare lo 0,4% e in Gran Bretagna addirittura lo 0,05%.
Quindi attenzione all'etichetta, che deve riportare il grado alcolico della bevanda.
Per ottenere il conteggio delle calorie ingerite basta un semplice calcolo partendo dal fatto che un grammo di alcol fornisce circa 7 calorie.
Ma il grado alcolico riportato in etichetta non corrisponde ad 1 g di alcol bensì ad 1 ml di etanolo, che sviluppa all'incirca 5,6 Kcal (5,53 kcal per la precisione).
Se vuoi esercitarti con qualche conteggio ricorda anche che le calorie della birra derivano anche dal malto non fermentato (la cui concentrazione è minore nelle birre alcoliche ma non trascurabile in quelle analcoliche).
Per chi ama la semplicità e un pò meno la matematica basti ricordare che la birra analcolica ha circa 15 kcal per 100 g, mentre una alcolica con il 5% in volume di alcol si attesta intorno alle 35 Kcal per 100 g.
E ora il Marketing....
In Italia sono in commercio diverse marche di birre analcoliche con concentrazione di alcol comprese tra lo 0,01 e 1,2%. Molto pubblicizzata anche la Drive Beer che si guarda bene dal proporsi come analcolica con il suo 2,5 % di grado alcolico.
Nel mercato italiano le più conosciute sono la Tourtel (prodotta dal gruppo Peroni) la Moretti Zero, La Wuhrer (prodotta dal gruppo Peroni), la Dreher, la venetissima birra analcolica Dolomiti (prodotta dal gruppo Padavena).
La Moretti Zero (prodotta dal gruppo Heineken) ha conquistato in poco tempo oltre il 10% del segmento analcoliche e light nonostante il suo sapore. La campagna pubblicitaria firmata da Armando Testa la presenta come una "birra innovativa nel segmento delle analcoliche" senza però spiegare in che cosa consiste il suo contributo all'innovazione. E' tuttavia "innovativo" investire in marketing e comunicazione, anche below the line, in un segmento da sempre trascurato dai grandi produttori. E' significativo notare che i grandi produttori di birra non menzionano neanche nei loro siti il fatto che producono anche un marchio light o analcolico!!!
San Miguel ha lanciato sul mercato spagnolo la sua 0,0 con tè al limone orientandosi su un target di giovani e amanti del benessere, già dall'estate 2008.
Il gruppo spagnolo, che punta all'innovazione del prodotto, vuole posizionarsi tra il segmento delle birre analcoliche e quello delle bevande alla frutta. L'esperimento era già cominciato con la birra 0,0 alla mela.
Tutte le strategie di comunicazione messe in atto fino ad ora puntano sul messaggio... "Il gusto è simile ma con zero alcol". Secondo me sono strategie perdenti.
Chiunque abbia assaggiato una birra analcolica sa benissimo che il gusto è completamente diverso da quello della cugina alcolica.
Si dovrebbe puntare invece sull'aspetto esperienziale e tribale
Per cominciare associare l'idea del consumo di birra analcolica ad un ambiente di festa e divertimento; poi valorizzare con testimonial credibili un modello di consumatore trendy e innovativo.
Una strategia multi-canale che facesse leva su una community già esistente (gruppi sportivi, tifosi, amanti di discipline orientali....) sarebbe il massimo!
Ma è inutile sognare ad occhi aperti. Ci tocca sorbirci Fisichella, mentre tutti continuano a tenersi ben lontani dalla birra analcolica.
IL GUSTO
O la ami o la odi!
In rete si trovano commenti molto espliciti sul gusto delle birre analcoliche. Qualcuno le paragona a lavatura di piatti, brodo di lumache amare, scolatura di lavello, estratto di tortellini alla carne allungato con fondi di caffè.... A me piace!
Paradossalmente quella che reputo più buona è anche la meno cara: la Wuhrer analcolica.
La peggiore in assoluto la Moretti zero.
Se poi la birra vuoi fartela da solo ecco dove trovare tutta l'attrezzatura
e questa è la ricetta.
Il blog è un modo per "Guardare il mondo con occhi diversi"..
Tra i blog che leggo assiduamente c'è Il mestiere di scrivere.
Lo amo perchè è scritto così bene che ogni parola reca con se un profumo, un ricordo della sua essenza. Segnalo questo bell'articolo dal titolo "per me un blog è" in cui l'autore condivide con noi le sue riflessioni su questo strumento del web usato da milioni di Italiani.
Tra i vari paragrafi mi ha attratto in particolar modo quello dal titolo:
"Il blog è un modo per "Guardare il mondo con occhi diversi" perchè, esprime esattamente quello che provavo al momento in cui ho aperto questo blog nel Gennaio 2008.
Lo amo perchè è scritto così bene che ogni parola reca con se un profumo, un ricordo della sua essenza. Segnalo questo bell'articolo dal titolo "per me un blog è" in cui l'autore condivide con noi le sue riflessioni su questo strumento del web usato da milioni di Italiani.
Tra i vari paragrafi mi ha attratto in particolar modo quello dal titolo:
"Il blog è un modo per "Guardare il mondo con occhi diversi" perchè, esprime esattamente quello che provavo al momento in cui ho aperto questo blog nel Gennaio 2008.
January 01, 2009
Una speranza per il 2009 dai semi d'Uva
Ho deciso di cominciare il 2009 con un articolo che ci aiuti a mantenere un atteggiamento positivo anche nelle difficoltà e che promuova la speranza...
Ho selezionato una notizia interessante che è stata pubblicata oggi 1° Gennaio 2009 sul Clinical Cancer Research, la rivista dell'American Association for Cancer Research
L'estratto di semi d'uva sembra promuovere la morte cellulare programmata (il termine tecnico è apoptosi) delle cellule tumorali leucemiche. Ed in maniera importante, visto che il 76% delle cellule non sopravvive oltre 24 ore all'estratto naturale.
Siamo ancora lontani per parlare di miracolo e persino di certificare l'effetto chemioprotettivo dell'estratto naturale, ma è un interessante passo avanti.
Molte sostanze di estrazione vegetale devono ancora dischiudere i loro segreti e spero che nel 2009 la ricerca si indirizzi verso questo tipo di approccio.
Una curiosità... i semi d'uva sembrano avere anche un'azione cardio protettiva ma ricordate che non basta inghiottirli sani..... BISOGNA MASTICARLI!!!!
Anche se non ci sono ancora ipotesi sui meccanismi d'azione di questo estratto, lo studio avvalora la possibile azione benefica di sostanze anti ossidanti come le proantocianidine
Ho selezionato una notizia interessante che è stata pubblicata oggi 1° Gennaio 2009 sul Clinical Cancer Research, la rivista dell'American Association for Cancer Research
L'estratto di semi d'uva sembra promuovere la morte cellulare programmata (il termine tecnico è apoptosi) delle cellule tumorali leucemiche. Ed in maniera importante, visto che il 76% delle cellule non sopravvive oltre 24 ore all'estratto naturale.
Siamo ancora lontani per parlare di miracolo e persino di certificare l'effetto chemioprotettivo dell'estratto naturale, ma è un interessante passo avanti.
Molte sostanze di estrazione vegetale devono ancora dischiudere i loro segreti e spero che nel 2009 la ricerca si indirizzi verso questo tipo di approccio.
Una curiosità... i semi d'uva sembrano avere anche un'azione cardio protettiva ma ricordate che non basta inghiottirli sani..... BISOGNA MASTICARLI!!!!
Anche se non ci sono ancora ipotesi sui meccanismi d'azione di questo estratto, lo studio avvalora la possibile azione benefica di sostanze anti ossidanti come le proantocianidine
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